Tutti noi sappiamo che, quando cadiamo “vittime” di alcune emozioni, la nostra fame subisce delle modificazioni. In psicologia si distinguono due tipi di fame: quella nervosa e la fame reale. Senza voler entrare nel merito della questione, pensiamo ai disturbi più conosciuti e importanti legati a questo argomento: anoressia e bulimia. Indubbiamente stiamo parlando di due disturbi molto seri ma che possono essere esemplificativi nel dimostrare che dietro il cibo ci sono sempre una o più situazioni emotive che gestiscono il nostro approccio alimentare.
Nella mia esperienza professionale, ho sempre trovato molta difficoltà a far comprendere il concetto che non si può fare una dieta se non si lavora anche, e oserei dire soprattutto, sulla sfera emozionale. Tutti noi siamo legati a degli odori, a dei sapori che ci riportano indietro nel tempo. Un mio docente, parlando di alimentazione, diceva sempre che le lasagne gli ricordavano di quando era bambino e la domenica andavano in campagna a mangiare dalla nonna. Erano questi i ricordi felici della sua infanzia, dei quali spesso non siamo nemmeno consapevoli, per i quali affermava che sarebbe stato disposto a rinunciare a qualunque cosa, tranne che alle lasagne…
Per me la domenica era legata invece alle fettuccine fatte in casa da mia madre e dalle porzioni pantagrueliche che mio fratello mangiava. Ognuno di noi, nel suo intimo, è legato a dei ricordi. Per alcuni saranno ricordi piacevoli, per altri meno. Ma sono proprio questi ricordi che ci legano al cibo e al suo sapore.