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Massaggio e Stress Lavorativo: Una Soluzione Efficace per il Benessere dei Professionisti

Massaggio e Stress Lavorativo: Una Soluzione Efficace per il Benessere dei Professionisti

Picture of Articolo di Diego Culatti
Articolo di Diego Culatti

Operatore Olistico

Articolo di Timothy Da Costa

Operatore Olistico
Diego Culatti

Durante l’era Covid-19, Oligenesi ha prodotto molto materiale didattico che si discostava dalla normale offerta di una scuola di massaggio: corsi di tutti i tipi hanno iniziato a fare capolino sulla sua corposa piattaforma, ed è probabilmente da quel momento che il titolo di Accademia non poté più essere contestato da nessuno.

Per la preparazione di uno di quei nuovi corsi, quando non ero ancora fisioterapista, consultai un gran numero di articoli per riuscire a fornire un elenco, benché succinto e certamente non esauriente, sui casi in cui il massaggio fa bene ed altri quando, invece, è controindicato, anche completamente.

Lo studio che apre gli occhi

Partii da una revisione sistematica del 2016 sugli effetti del massaggio integrandolo con altre numerose fonti.

Uno degli articoli che mi incuriosì maggiormente, sia per il luogo che per l’ambito di studio, riguardava la verifica dell’efficacia del massaggio per diminuire lo stress lavorativo delle infermiere (“The Effect of Massage Therapy on Occupational Stress of Intensive Care Unit Nurses”, AA.VV., 2013).

Fu leggendo questo articolo che realizzai, in maniera definitivamente consapevole, come il massaggio possa migliorare l’esistenza di qualsiasi essere umano.

Secondo voi, chi è il lavoratore più stressato?

L’impiegato di una multinazionale, l’insegnante delle medie, l’agente assicurativo, il cassiere di supermercato, il barista nell’ora di punta, il centralinista di un call-center, il sindaco durante una calamità naturale, l’oss, il medico del pronto soccorso o l’infermiere?

Ogni lavoro, se responsabilità e condizioni socio-ambientali lo condizionano, può essere fonte di forte stress.

Ma c’è un ambito lavorativo in cui lo stress può essere decisamente pericoloso, non solo per il lavorante ma soprattutto per gli altri: parlo del settore ospedaliero.

Lo studio condotto presso l’università di scienze mediche di Isfahan, Iran, nel 2013, quello che mi aprì gli occhi, valutava l’effetto del massaggio sullo stress occupazionale tra 66 infermieri delle unità di terapia intensiva di vari reparti. Come tutti gli studi randomizzati vennero creati sia un gruppo di sperimentazione che uno di controllo: il primo ricevette massaggi svedesi full-body di 25 minuti per sessione, due volte a settimana, per un totale di 4 settimane, mentre il secondo, di controllo, rimase in attesa della fine dello studio.

Senza andare troppo nel dettaglio, i risultati mostrarono una riduzione significativa dei punteggi medi di stress occupazionale nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo, sia immediatamente dopo l’intervento che due settimane dopo. È importante notare che lo studio raccomandava, già nel 2013, l’uso della massoterapia come metodo non invasivo per ridurre lo stress, promuovere la salute mentale e prevenire la diminuzione della qualità della vita lavorativa degli infermieri.

Sebbene non siano stati raccolti dati specifici sugli errori commessi prima e dopo lo studio, è evidente che una riduzione dello stress e un miglioramento della salute mentale possono contribuire indirettamente a una maggiore attenzione e precisione nelle attività lavorative, potenzialmente riducendo il rischio di errori.

E se un infermiere commette un errore, la faccenda diventa seria.

O no?

Il valore (e la scadenza) degli studi scientifici

Una delle cose che ho imparato durante il corso di laurea in fisioterapia è che gli articoli scientifici invecchiano precocemente: dopo 5 anni puzzano, mentre dopo 10 diventano marci e devono essere buttati.

Con le dovute eccezioni, ovvio.

Posto che, ormai, tutto il mondo accademico clinico dice che “si sa che il massaggio fa bene… è solo complicato da dimostrare”, come mi ha risposto un noto neurologo, professore universitario che avevo individuato preliminarmente come relatore di tesi, è comunque importante cercare sempre nuovi dati o confermare quelli vecchi, magari utilizzando altre strade perché è così che si arriva a stabilire un fatto scientifico.

Prendendo come mio dato di partenza lo studio che ho citato nella prima parte dell’articolo, quello che indagava la possibilità di diminuire lo stress delle infermiere con il massaggio svedese, ho verificato la presenza di nuovi articoli con qualità scientifica almeno medio-alta e catalogati su Pub-Med, la piattaforma mondiale di ricerca degli articoli scientifici.

L’obiettivo degli studi doveva essere sempre quello di indagare l’efficacia del massaggio nel ridurre lo stress lavorativo in generale e nell’ambito ospedaliero in particolare.

I benefici del massaggio in 10 minuti

Il più “vecchio” articolo che vi voglio citare, addirittura, mamma mia!, del 2020, è quello condotto presso l’Università di Konstanz, Germania, intitolato “Brief massages increase parasympathetic activity and improve subjective relaxation: a randomized controlled trial”, AA.VV. Qui, i ricercatori hanno scoperto che anche solo 10 minuti di massaggio possono attivare il sistema nervoso, responsabile del rilassamento, riducendo così la risposta fisiologica allo stress.

Ve ne parlo perché, anche se non si parla espressamente dell’ambito lavorativo, lo studio aveva come obiettivo principale quello di valutare se dei massaggi standardizzati di 10 minuti potessero indurre uno stato di rilassamento sia a livello psicologico che fisiologico, attivando il sistema nervoso parasimpatico (PNS), responsabile della risposta di rilassamento del corpo.

L’ennesima conferma, con dati chiari e certi, di quello che in molti posti, per esempio la Cina del 4000 A.C., avrebbero commentato con un “Sti tedeschi hanno scoperto l’acqua calda!”.

Ma è scoprendo ogni giorno l’acqua calda che si traggono insegnamenti utili per progredire nella ricerca, convincere i dubbiosi e zittire le malelingue.

E, quindi, ben vengano nuovi studi che confermano l’evidente!

In questo caso, le 60 partecipanti dello studio, a cui, tra le altre cose, è stata misurata la variabilità della frequenza cardiaca (HRV), indicatore della flessibilità del PNS, hanno dimostrato come ricevere un massaggio di pochi minuti possa migliorare lo stato psicofisico e che interventi simili potrebbero essere facilmente integrati nella routine quotidiana per migliorare il benessere generale.

Ma torniamo a parlare espressamente di stress nell’ambito lavorativo, dove gli errori sono più rischiosi.

688 operatori, 15 studi: la conferma definitiva

Un articolo del 2021, ben più corposo, ha revisionato i risultati di altri 15 studi randomizzati controllati che coinvolgevano 688 operatori sanitari: “Physical relaxation for occupational stress in healthcare workers: A systematic review and network meta-analysis of randomized controlled trials“, di Zhang et al.

688 “cavie” iniziano ad essere molte, anche se distribuite in più studi, quindi si tratta di uno studio particolarmente affidabile.

Il fatto, quindi, che durante l’elaborazione dei dati la meta-analisi abbia rilevato che metodi di rilassamento fisico, come il massaggio e lo yoga, riducono significativamente lo stress occupazionale, è stata un’ulteriore conferma importante.

Per curiosità, vi accenno che, all’interno delle varie attività monitorate, oltre a yoga e massoterapia, c’era anche lo stretching che, però, non ha dimostrato essere un modo valido per diminuire lo stress.

Rischiando di diventare pedante e noioso, visto che si tratta di dati importanti, vi riassumo i principali risultati:

  • efficacia complessiva: le tecniche di rilassamento fisico hanno mostrato una riduzione significativa dello stress occupazionale rispetto ai gruppi di controllo (SMD = -0.53; IC 95% [-0.74, -0.33]; p < 0.00001);
  • in particolare lo yoga ha mostrato l’efficacia maggiore nella riduzione dello stress (SMD = -0.71; IC 95% [-1.01, -0.41]);
  • mentre la massoterapia ha mostrato un’efficacia altrettanto significativa, ma inferiore rispetto allo yoga (SMD = -0.43; IC 95% [-0.72, -0.14]).

Significa che la differenza media standardizzata (SMD) è chiaramente a favore del gruppo di sperimentazione (il segno negativo) rispetto a quello di controllo e che, anche se SMD -0.43 indica solo una differenza piccolo-moderata (lo yoga, con -0.71 indica una capacità moderata-grande di rilassare), è sintomatico come lo studio dimostri l’efficacia del massaggio.

Giusto per la precisione, sottolineo che nei valori che testimoniano l’efficacia complessiva, la probabilità che la differenza sia dovuta al caso ha p<0.00001: con un p così piccolo il risultato è da considerarsi altamente significativo.

Gli autori terminano il loro studio suggerendo che i datori di lavoro considerino l’implementazione di questi interventi nei programmi di benessere sul posto di lavoro (lo immaginate in Italia?).

Ci pensate? 10 minuti di massaggio ogni giorno che diventano 25 ogni settimana, magari anche con una seduta di yoga collettiva?

La produttività di quanto si alzerebbe?

Io dico almeno tanto da coprire gli interi costi delle attività rilassanti.

Un massaggio recente, un risultato concreto

Potrei già terminare qui, però, visto che ho ricordato di come gli articoli scientifici invecchino precocemente, mi pare giusto parlarvi di un lavoro condotto solo un anno fa!

Uno studio del 2024, condotto presso l’Università del Missouri, ha esplorato l’effetto di massaggi durante l’orario di lavoro sugli infermieri: l’articolo si intitola, Massage therapy for hospital-based nurses: A proof-of-concept study, AA.VV.

I risultati hanno mostrato che i massaggi non solo alleviano dolori fisici, ma migliorano anche il benessere mentale, contribuendo a ridurre il burnout e l’intenzione di lasciare il lavoro. Questo suggerisce che interventi semplici come il massaggio possono avere un impatto significativo sul benessere del personale sanitario. ​

Vi chiederete, per chissà quanto tempo e per quante volte hanno dovuto massaggiare gli infermieri per ottenere risultati così positivi?
15 minuti! 2 volte a settimana!

Anche qui, nonostante gli interventi eseguiti sulle “cavie” siano stati molto brevi, appunto, massaggi di 15 minuti, due volte a settimana, durante i turni di lavoro, per un periodo di 4 settimane, gli effetti si sono misurati chiaramente:

  • i partecipanti hanno riportato una diminuzione significativa di dolori e fastidi fisici;
  • gli infermieri si sono sentiti mentalmente rigenerati e più pronti a tornare al lavoro dopo i massaggi;
  • il programma è stato ben accolto e considerato praticabile durante i turni lavorativi .​

Quali considerazioni posso ancora fare?

Le evidenze recenti confermano che il massaggio è un intervento efficace per ridurre lo stress lavorativo, migliorare il benessere fisico e mentale e potenzialmente diminuire il burnout tra i professionisti, specialmente in ambito sanitario.

Implementare programmi di massaggio sul posto di lavoro può essere, quindi, una strategia semplice ma efficace per promuovere la salute e la soddisfazione dei dipendenti.​

Il massaggio…semplice ma efficace!

Basta solo saperlo fare!

E indovinate quale scuola vi può insegnare a massaggiare bene?

Bibliografia

  • Hulett JM, Spotts RA, Narkthong N, Scott SD. Massage therapy for hospital-based nurses: A proof-of-concept study. Complement Ther Clin Pract. 2024 Mar;55:101846. doi:10.1016/j.ctcp.2024.101846.​
  • Zhang M, Murphy B, Cabanilla A, Yidi C. Physical relaxation for occupational stress in healthcare workers: A systematic review and network meta-analysis of randomized controlled trials. J Occup Health. 2021 Jan;63(1):e12243. doi:10.1002/1348-9585.12243.
  • Koenig J, Jarczok MN, Warth M, Ellis RJ, Bach C, Hillecke TK, et al. Short-term effects of standardized massage therapy on autonomic nervous system activity in healthy women: A randomized controlled trial. Sci Rep. 2020 Sep 8;10(1):15874. doi:10.1038/s41598-020-71173-w.
  • Nazari F, Mirzamohamadi M, Yousefi H. The effect of massage therapy on occupational stress of Intensive Care Unit nurses. Iran J Nurs Midwifery Res. 2015 Jul-Aug;20(4):508–15. doi:10.4103/1735-9066.161001.

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Gli articoli contenuti nel blog hanno un puro scopo divulgativo e/o informativo. Non intendono sostituire il parere del medico o di altri specialisti.

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