Un Kinesiologo, quindi, non solo conosce tutto quello che ho descritto fino a ora, ma ha anche altri tipi di competenze in base al campo di specializzazione. Facendo qualche ricerca anche su internet possiamo trovare diverse modalità di applicazione della Kinesiologia. Possiamo trovare Kinesiologi specializzati nel campo emotivo, nel campo alimentare, nel campo strutturale… Quindi a chi affidarci? E cos’è che rende un Kinesiologo tale? La risposta credo sia una sola: a fare un buon Kinesiologo è l’uso del test muscolare. A fare un ottimo Kinesiologo, oltre all’uso del test muscolare, è l’empatia e l’utilizzo dell’ascolto profondo.
Vediamo nello specifico cosa vogliono dire questi due termini, empatia ed ascolto profondo.
Empatia: è la capacità di comprendere appieno lo stato d’animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Il significato etimologico del termine è “sentire dentro”, ad esempio “mettersi nei panni dell’altro”, ed è una capacità che fa parte dell’esperienza umana ed animale (definizione tratta da Wikipedia). Oltre a questo significato aggiungerei anche un’altra capacità insita nell’empatia, cioè quella capacità che ci permette di “sapere” che quello che stiamo provando in quel momento, a contatto con quella persona, non è la sua emozione, ma la NOSTRA. Quando dico a una persona “capisco quello che stai provando” in realtà sto dicendo che in un dato momento della mia vita anche io ho provato quell’emozione specifica. Essere in empatia però vuol dire capire profondamente che la mia emozione quasi sicuramente non è la stessa dell’altro, fosse solo per il fatto che la persona la sta provando in quel momento specifico mentre io ho bisogno di “ricordarla” e che quindi, fosse solo per una diversa intensità, non può essere la stessa. Questa minore intensità emotiva mi permette da un lato di capire la persona e dall’altro lato, di aiutarlo, per quanto possibile, a vivere meglio quella stessa emozione o, meglio ancora, indicargli la strategia migliore per poter uscirne fuori.
Ascolto profondo o ascolto attivo: l’ascolto attivo si basa sull’empatia e sull’accettazione. Esso si fonda sulla creazione di un rapporto positivo, caratterizzato da ’’un clima in cui una persona possa sentirsi empaticamente compresa’’ e, comunque, non giudicata (definizione presa da qualitapa.gov.it). A questa definizione aggiungerei solamente la capacità di ascoltare l’altro con ogni fibra e cellula del nostro corpo, dimenticarci di noi stessi per ascoltare con tutto il corpo, non solo con le orecchie, quello che l’altro ci sta dicendo.