La manovra della frizione si distingue dalle due precedenti perché, anziché muoversi sul corpo, le mani restano in una posizione fissa: la pelle e tessuti lavorati sono quelli che scorrono sotto la cute (in genere petto e addome, schiena, gambe e braccia). La frizione ha il compito di scollare le aderenze cicatriziali, migliorando la vascolarizzazione e la capacità dei tessuti di scorrere l’uno sull’altro.
Queste aderenze, infatti, spesso alterano la capacità di estensione muscolare, rendendo la struttura rigida. Quando si esegue la manovra della frizione sulle piccole articolazioni, l’operatore solitamente utilizza la punta della dita o il polpastrello. Sovrapponendo i pollici si può aumentare la pressione. Lavorando sui muscoli è possibile utilizzare le mani sovrapposte e, a seconda della necessità, trattare la pelle con le dita o le nocche. Su ciascuna zona l’operatore si sofferma circa 6-7 secondi, ripetendo il passaggio almeno cinque o sei volte.